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Una chitarra per Mazzini

Giuliani: Guitar Solo and Chamber Music

Che una delle fgure politiche più carismatiche dell’800 avesse uno stretto rapporto con la musica e in particolare con la chitarra, non a tutti è noto. Una recente pubblicazione discografca realizzata sulla chitarra custodita a Genova nel museo mazziniano ci ofre l’occasione per parlarne con Stefano Cardi, interprete e ideatore del progetto.

Nei suoi diari da Londra Giuseppe Mazzini spesso chiede alla madre di poter ricevere dall’Italia spartiti, corde, cataloghi. Risaltano scelte di repertorio piuttosto impegnative e la scoperta, per noi, di un’assiduità con lo strumento piuttosto sorprendente. Quale dunque il rapporto di Mazzini con la Musica?

La passione di Giuseppe Mazzini per la musica emerge a più riprese dalla corposa messe dei suoi scritti. Il breve volume intitolato Filosofa della musica, scritto in esilio in Svizzera a metà degli anni ‘30 dell’Ottocento, ne è certamente la testimonianza più nota e ci restituisce un intellettuale di grande respiro culturale che trae la sua vitalità politica dalla flosofa, dalla letteratura e dalle arti.

Come descriverebbe le idee e i gusti artistici mazziniani?

Nello specifco del repertorio con chitarra che Mazzini ha frequentato, stando agli autori citati nelle lettere dall’esilio, si nota un’ottima conoscenza del repertorio coevo e gusti ben defniti. In particolare l’ironia sulla scrittura troppo semplice di Carulli rispetto ad altri autori - anche se forse il giudizio sul Maestro napoletano è troppo severo - testimonia di una certa attenzione verso le possibilità tecniche della chitarra.

Questa passione ha infuito sulla fgura pubblica di Mazzini o è stato un aspetto della sua vita relegato solo alla sua sfera privata?

Grazie alla pubblicazione della Filosofa della musica quella di Mazzini fu una voce infuente nel panorama musicale italiano. Meno conosciuti sono invece i riferimenti ad un interesse musicale più intimo e domestico come quello riservato alla chitarra. Le testimonianze che attestano come Mazzini fosse un appassionato conoscitore dello strumento sono numerose. Del rapporto fra Mazzini e la chitarra si trovano cenni, fra gli altri, nel pioneristico contributo sulla storia dello strumento di Maria Rita Brondi e ancor prima nella biografa del Genovese di Jessie White Mario. Le notizie più interessanti emergono dalla lettura delle lettere. Dall’esilio svizzero e dagli anni londinesi il Nostro scrive alla madre: «[…] quando m’inviate qualche cosa, inviate pure qualche poca musica che deve rimanervi - mi distrarrebbe - intendo sempre di autori: Giuliani, Legnani, Moretti, etc.Carulli no, per amor di Dio - […]». L’interesse del patriota si delinea dunque all’interno del ricco repertorio per chitarra della prima metà del XIX secolo e qui, fra gli autori prediletti, emerge Mauro Giuliani, fgura chiave di tutto l’Ottocento chitarristico al quale è dedicata la presente incisione. 

Qualche parola sulle composizioni di Mauro Giuliani, compositore, chitarrista e violoncellista pugliese, a cui moltissimo deve il repertorio chitarristico, e creatore di uno dei primi concerti orchestrali nella storia della chitarra..

Citerò in parte le note di presentazione al disco redatte dallo studioso e chitarrista Lorenzo Rubboli. Nel catalogo di Giuliani un ruolo importante è occupato dai circa sessanta Temi con variazioni. Le variazioni su Io ti vidi e t’adorai dall’opera Amazilia di Giovanni Pacini, esemplari della maestria di Giuliani in questo genere, furono certamente conosciute anche da Mazzini: «credo che tra la mia musica esistesse un tempo un tema con variazioni di Giuliani, in sol sopra un motivo dell’Amazili[a] di Pacini». Altro esempio è l’Andante con moto tratto dalla Scelta di quattro pezzi favoriti esequiti da Mad. Catalani, trascrizione, seguita da una variazione, dell’inno di Franz Joseph Haydn Gott erhalte Franz der Keiser impiegato nel Quartetto op. 76 n. 3, noto ai giorni nostri anche per essere l’inno nazionale tedesco. Frutto del lungo soggiorno viennese di Giuliani sono signifcativi i salottieri Valzer op. 21 e i Landler op. 23 scritti a Vienna fra il 1809 e il 1810. Con la sua Tarantella dal rafnato carattere popolare, tratta dai Balli Nazionali op.24b (1810), Giuliani sembra far tappa nelle sue terre natali con un incipit che ricorda da vicino la caratteristica struttura armonica del sunèttë (sonetto) nella forma di tarantella alla mundanarë (montanara) Accomë j’èja fa’ p’amà ‘sta donnë, più conosciuta come la “Tarantella del Gargano”. I Pièces faciles et agréables op. 74 e i Divertimenti notturni op. 86 per fauto e chitarra vedono la luce attorno al 1815. Mazzini fa più volte cenno ad un sifatto organico: «prima del pranzo suonai per la prima volta dopo che sono fuori, alcuni duetti per fauto e chitarra con uno di essi». Le avventure d’amore op. 116 per due chitarre, così come La Violette e La Rose dalla raccolta op. 46 intitolata Choix des mes feurs chéries, sono un raro esempio nel catalogo di Giuliani di musica a programma. I diversi brani dell’op. 116 infatti sottendono una vera e propria narrazione stilizzata nei titoli di ogni valzer. Vista la confdenza di Giuliani con i temi di Rossini, non stupisce l’evidente ascendenza rossiniana dei temi dei primi due valzer.

Com’è nata l’idea di questo cd?

L’idea è nata nell’ambito del Festival In Corde che ho ideato insieme ad alcuni colleghi e che si svolge in Emilia Romagna. Le celebrazioni per i 150 dell’Unità d’Italia nel 2011 ci sembrarono una buona occasione per far conoscere il Mazzini musicista e in particolar modo chitarrista. Nell’ambito di quell’evento è stata concepita la registrazione del disco.

Ci vuole parlare dei colleghi che collaborano con Lei in queste registrazioni?

Con il fautista Enrico Casularo collaboro sin dai tempi degli studi in Conservatorio e abbiamo condiviso, anche attraverso la passione per gli strumenti d’epoca, una ricerca volta a collocare le opere cameristiche con chitarra del periodo classico in una dimensione più intima così come gli strumenti stessi richiedono. Anche Andrea Orsi, partner ne Le avventure di Amore per due chitarre, è un musicista con cui ho condiviso in molte occasioni la mia vita di musicista, sia nelle sale da concerto che nella progettazione di eventi culturali. La voce di Laura Polimeno mi è sembrata perfetta per ricreare l’ambiente sonoro di The last Rose of Summer, celebre canto irlandese di cui si propone oltre alle variazioni di Giuliani per chitarra, anche la versione tradizionale su testi di Thomas Moore e Blue Bells of Scotland, altrettanto famoso canto scozzese, che è eseguito intrecciando le variazioni di Giuliani con le strofe cantate come ad evocare un possibile duetto fra il chitarrista e la sua allieva alla quale la raccolta Sei Arie Nazionali Scozzesi è dedicata, tale Madamigella Elisabetta Mackenzie. Infne hanno collaborato all’incisione Lorenzo Rubboli e la cantante Ilaria Mancino, con i quali ho condiviso l’idea del bonus track dedicato alla trascrizione per voce e pianoforte dello stesso Mazzini del Canto delle mandriane bernesi. A chiudere il disco un piccolo e curioso brano dello stesso Mazzini di cui una copia del manoscritto è conservata al Museo del Risorgimento di Genova. Sul foglio vi è un autografo: «Canto delle mandriane bernesi, ricordo mio del 1836 fdato ora all’amica Giannetta Nathan».

Una descrizione della chitarra di Gennaro Fabricatore, il liutaio appartenente a una famosa stirpe di maestri artigiani napoletani, produttore prediletto degli strumenti usati da Mauro Giuliani, creatore della chitarra di Mazzini e che ha lavorato tra gli altri, anche per Nicolò Paganini..

Sappiamo con certezza che due chitarre di pregio sono appartenute a Mazzini: una di recente restauro conservata nella Domus Mazziniana di Pisa e l’altra nel Museo del Risorgimento di Genova. Quest’ultima, impiegata nella presente registrazione per gentile concessione del Museo del Risorgimento di Genova, è stata costruita nel 1821 da Gennaro Fabricatore, liutaio napoletano che grazie alle sue chitarre contribuì alla difusione dello strumento in molti salotti borghesi europei nella prima metà del XIX secolo. Lo strumento si inserisce in una fase di transizione verso lo strumento moderno che si inizio a defnire nella seconda metà dell’ottocento.

Suonare la chitarra di un personaggio storico come Mazzini quali legami ed emozioni crea?

Un’indescrivibile sensazione di vicinanza con uno dei padri della nostra civiltà e della nostra cultura che, grazie all’ascolto del disco, può essere rivissuta.